Verifica del sistema arciere–arco compound
Percorso di verifica prima dell’allenamento stagionale
Il percorso ha l’obiettivo di verificare inizialmente il sistema arciere–arco, prima di avviare l’allenamento stagionale, per costruire riferimenti stabili e personali: un assetto coerente con le caratteristiche fisiche e percettive dell’arciere (allungo, contatti, mira, equilibrio), che permetta di allenarsi con fiducia.
È utile all’inizio della stagione, al rientro da una pausa, in caso di cambiamenti dell’attrezzatura e in qualsiasi momento in cui si senta la necessità di “fare pulizia” e ritrovare riferimenti tecnici chiari.
Le sezioni sono pensate in sequenza: ciascuna va affrontata con attenzione, prima di passare alla successiva. Non è prevista una tempistica precisa: ogni fase richiede il tempo necessario, senza fretta.
L’obiettivo è costruire una base solida e coerente su cui impostare l’allenamento.
⚠️ Annotazioni e registrazione delle modifiche
Ogni verifica sull’arco non dovrebbe limitarsi al gesto tecnico o al risultato sul bersaglio: è fondamentale annotare in ordine cronologico tutti gli interventi effettuati, anche i più piccoli.
Perché è importante:
📌 Se una modifica peggiora il risultato, avere lo storico consente di tornare indietro con precisione.
📌 Le note aiutano a capire quali interventi hanno funzionato e in quali condizioni.
📌 Nel tempo, si costruisce un vero e proprio diario di taratura personale.
Come fare:
📌 Appunta ogni modifica (spostamento del rest, variazione dei pesi, regolazioni della visette, ecc.).
📌 Indica la data e il contesto della prova (allenamento indoor, outdoor, condizioni di luce/vento).
📌 Scrivi il risultato osservato (es. oscillazione ridotta, gruppo più compatto, peggioramento laterale).
Nota finale:
📌 Una volta trovata la configurazione stabile, integra al tuo elenco anche tutte le misure dell’arco, dell’attrezzatura e degli accessori. Questo ti permetterà di ripristinare rapidamente l’assetto in caso di inconvenienti (spostamenti involontari, variazioni accidentali).
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1. Verifica dell’allungo
Metodo 1
A distanza ravvicinata a un paglione, aprire l’arco guardando frontalmente e arrivare a muro. In questo modo esci temporaneamente dalla meccanica automatica del gesto.
Quando sei a muro:
✅ rilassa le spalle,
✅ stabilizza la posizione,
✅ poi ruota la testa verso il bersaglio e osserva dove si allinea la corda.
Se il contatto con la corda è coerente (naso, angolo della bocca), con tutta probabilità l’allungo è corretto.
Se, invece, devi forzare la posizione del capo o senti tensione nelle spalle, potrebbe essere necessario intervenire.
Ulteriori valutazioni:
Ripeti il test in mira e osserva il comportamento del pin/punto di mira sul bersaglio:
✅ Se la mira oscilla lentamente su un’area ampia, potresti avere un allungo troppo lungo.
✅ Se il punto di mira è nervoso e scatta, spesso poco prima del rilascio, l’allungo è probabilmente troppo corto.
✅ L’obiettivo è raggiungere un galleggiamento del mirato stabile, fluido, senza rigidità o scatti.
Per avere un riscontro ancora più sensibile, rimuovi i pesi dalla stabilizzazione. Tirare senza pesi evidenzia immediatamente se il movimento del mirino è ampio, veloce o disturbato.
Dopo ogni cambiamento, rifai il test.
Ascolta il tuo corpo. Se dopo una sessione avverti:
🔹 fastidi cervicali,
🔹 tensione alla spalla,
🔹 affaticamento anomalo nella parte alta del dorso,
è possibile che l’allungo sia ancora fuori misura.
Un arco ben regolato non causa dolore né ti costringe a compensare con il corpo.
Metodo 2
Apri l’arco e arriva a muro. Usando un pennarello, fai tracciare dal tuo tecnico un segno sull’asta proprio all’altezza del pivot.
Successivamente utilizza un arco senza muro (come il modello Genesys o simili).
Apri l’arco, arriva a muro e osserva dove si posiziona il segno della freccia rispetto al pivot:
🔹 Se il segno rimane allineato con il pivot → l’allungamento e la postura sul tuo arco sono corretti.
🔹 Se il segno arriva prima del pivot (anticipato) → l’allungo sul tuo arco è probabilmente corto.
🔹 Se il segno arriva dopo il pivot (posticipato) → l’allungo sul tuo arco è probabilmente lungo.
Dopo ogni modifica: ripeti il test finché il segno e il pivot risultano quasi coincidenti.
Precisazione importante
I metodi proposti non hanno la pretesa di determinare con esattezza l’allungo perfetto, ma servono soprattutto a farti riflettere sul tuo setup attuale. Possono aiutarti a porre le domande giuste:
✅ Sto tirando troppo lungo o troppo corto?
✅ Ha senso provare ad accorciare l’arco?
✅ Come cambia la mia stabilità se allungo leggermente?
Sono strumenti di osservazione e di consapevolezza, non verità assolute. Ti mettono nella condizione di valutare con più coscienza il tuo gesto.
Il primo metodo (con il segno sull’asta e il pivot) si basa principalmente su elementi fisici e meccanici: misura la relazione tra il tuo corpo e l’arco senza l’influenza delle tue abitudini. È utile per valutare la coerenza biomeccanica del tuo assetto.
Il secondo metodo (mira e sensazione) si rifà, invece, al modo in cui sei abituato a tirare. Non avendo un muro come riferimento fisso, il corpo può raggiungere liberamente una posizione di contatto e mira che risulti naturale e confortevole. Questo permette di osservare come l’arco si stabilizzi e come risponda alla tua impostazione abituale, offrendo indicazioni preziose sul comportamento dinamico del sistema arciere–arco.
Conclusione
Metodi diversi, ma entrambi utili. Il loro scopo non è dirti “questo è l’allungo perfetto”, ma offrirti criteri oggettivi e sensazioni soggettive da mettere a confronto. Usali per costruire la tua consapevolezza e testare modifiche in modo mirato.
Questa verifica dà risultati più affidabili se svolta in presenza del proprio tecnico: un occhio esterno e competente aiuta a distinguere sensazioni reali da percezioni fuorvianti.
Nota bene:
Solo dopo aver verificato (ed eventualmente corretto) la misura del proprio allungo, ha senso passare alla regolazione della visette. Una visette regolata su un allungo scorretto rischia di falsare i riferimenti visivi e costringere l’arciere a compensazioni innaturali.
2. Verifica dell’altezza della visette
Assicurati che la visette sia posizionata all’altezza corretta per il tuo assetto di tiro, in modo che possa mirare in modo naturale e ripetibile senza dover forzare la posizione della testa.
Metodo 1
Posizionati a distanza di gara su una targa e tira senza visette. Questo ti offre l’occasione ideale per esplorare diverse impostazioni dei contatti e, se stai provando posizioni nuove della mano dello sgancio o dell’ancoraggio, è il momento giusto per farlo.
Durante questa fase concentrati su tre elementi:
📌 la comodità e la correttezza dei contatti e della mano dello sgancio,
📌 la ripetibilità del gesto,
📌 il risultato sulla targa (coerenza degli impatti).
Una volta trovato un assetto che ti convince, che risulta naturale e ripetibile, procedi a montare la visette.
Ora, con la visette inserita, continua a tirare mantenendo la stessa impostazione appena definita.
Non muovere il mirino. Regola la visette in altezza fino a quando gli impatti coincidono con quelli ottenuti in precedenza.
Metodo 2
Imposta il mirino alla distanza di gara, ma posizionati a distanza ravvicinata (2-3 metri) davanti a un paglione, su cui avrai fissato una targa. Questo serve per garantire che, anche a distanza minima, sia mantenuta l’angolazione reale del tiro.
Portati in trazione con entrambi gli occhi chiusi, raggiungi i contatti e stabilizza la posizione. Solo a questo punto apri gli occhi.
Osserva se:
📌 la visette è perfettamente allineata: occhio-diottra-targa;
📌 se devi spostare lo sguardo o la testa per trovare l’allineamento.
In quest’ultimo caso, è un segnale chiaro che la visette non si trova all’altezza corretta e deve essere regolata.
Conclusione
Non accontentarti di “vedere attraverso”. Una visette ben posizionata non si cerca: si posiziona esattamente dove serve.
Prenditi il tempo per verificare la sua altezza e, se necessario, ripeti questi test ogni volta che cambi:
📌 allungo,
📌 corda/cavi,
📌 ancoraggio,
📌 distanza di tiro abituale,
📌 postura.
Una piccola regolazione può migliorare enormemente la tua stabilità e la qualità della mira.
3. Fase di mira: concentricità contro punto di mira
Con allungo e visette già verificati, definiamo la “cornice” visiva: lavoriamo sulla concentricità tra visette, diottra e targa per stabilizzare la percezione della mira.
Molti arcieri si focalizzano esclusivamente sul punto di mira, cercando di bloccare il mirino esattamente sul centro del bersaglio. Questo approccio, tuttavia, può generare tensioni e movimenti nervosi, soprattutto nei momenti critici del rilascio.
Un’alternativa più efficace è costruire la mira su una percezione di concentricità, allineando visette, diottra e targa.
Materiale necessario
🔹 Un foglio di carta spessa e opaca (tipo cartoncino).
🔹 Un compasso.
Come procedere
📌 Disegna sul foglio una serie di circonferenze concentriche. Ritaglia la più piccola e inserisci il foglio tra diottra e lente.
📌 Punta il mirino sulla targa a distanza da gara e osserva quanta targa è visibile.
Se vedi troppo poco, ritaglia il foglio, usando una circonferenza più grande.
Se la visione è troppo ampia e dispersiva, usa una circonferenza più piccola.
📌 Ripeti il processo fino a trovare il livello di concentricità più comodo per te: quello in cui riesci a “incorniciare” la targa con naturalezza, senza bisogno di inseguire il centro con lo sguardo.
La porzione di targa visibile non dovrebbe estendersi oltre un intero colore (giallo, rosso o blu), in modo da:
✅ ridurre il carico visivo,
✅ migliorare la percezione della centratura,
✅ favorire una mira più stabile.
L’obiettivo non è fissare il centro con rigidità, ma riconoscere una posizione centrata grazie all’equilibrio tra le forme visibili.
Quando tutto “si chiude bene” visivamente, la mira si stabilizza naturalmente.
Conclusione
Allenare la concentricità della mira permette di liberare l’occhio dal bisogno di controllo forzato sul punto centrale, migliorando la fluidità del gesto e la qualità del rilascio.
È un lavoro di precisione, pazienza e sensibilità, ma che può portare a una significativa riduzione della tensione durante la fase finale del tiro.
Queste scelte visive saranno il riferimento per i passaggi successivi (stabilizzazioni e torque). Se cambi diottra/lente o l’altezza della visette, rifai questa verifica.
4. Prova della carta
Con allungo, visette e concentricità definiti, eseguiamo una prova della carta di base a distanza breve per verificare che non ci siano errori grossolani (center‑shot, punto di incocco, spine). Serve solo come riferimento iniziale: la prova della carta finale verrà ripetuta nel corso delle verifiche.
Come procedere
📌 Tirare sempre la stessa freccia.
📌 Da vicino (2-3 metri) valutare il center shot.
📌 Da più lontano (5 metri) valutare lo spine della freccia.
La prova della carta fornisce un riscontro immediato non solo sull’impostazione iniziale dell’arco e del rest, ma aiuta anche a identificare eventuali problemi tecnici, che possono compromettere il volo della freccia. L’analisi del tipo di strappo che si ottiene permette di capire se c’è qualcosa che non funziona e dove intervenire.
Iniziare sempre valutando prima lo strappo verticale e, solo successivamente, quello laterale.
Strappo verticale
Nel caso di uno strappo basso, dove la punta entra più in alto rispetto alle impennature, si dovrà abbassare il rest. Allo stesso modo, uno strappo alto richiederà di alzare il rest. Gli strappi verticali si correggono muovendo il rest nella stessa direzione dello strappo.
Se dopo lo spostamento del rest lo strappo verticale non cambia, è possibile che ci siano altri fattori in gioco.
Uno strappo basso persistente può indicare che l’asta è troppo rigida. In questo caso, si può:
🔹 aumentare il libraggio dell’arco di qualche libbra
oppure
🔹 aumentare il peso in punta per ammorbidire il comportamento dinamico dell’asta.
Se anche queste correzioni non bastano, è possibile che ci sia un contatto tra le alette, il wrap e la lamella, il che fa “saltare” la freccia ogni volta. Questo è un problema comune, soprattutto se si usano penne alte o lamelle che non garantiscono un distacco pulito. Verifica eventuali segni sulle alette o sul wrap: sono un indizio evidente di contatto.
Nota bene: se, nonostante le soluzioni proposte, lo strappo verticale rimane invariato, è il segnale che il problema potrebbe essere un aspetto tecnico del tiro.
Strappo laterale
Se lo strappo mostra una deviazione laterale, per esempio uno strappo a destra, si nota che la punta entra più a sinistra rispetto ai tagli lasciati dalle impennature. Questo significa che la coda della freccia si sta spostando verso destra. In questo caso, si interviene spostando il rest verso sinistra, cioè, a differenza degli strappi verticali, in direzione opposta allo strappo.
Per correggere uno strappo a sinistra, si sposta il rest verso destra. Piccoli movimenti, anche minimi, possono avere un effetto significativo. Meglio fare un micro-spostamento alla volta e verificare il risultato sulla carta.
Nota bene: se, nonostante i corretti spostamenti del rest, lo strappo laterale rimane invariato, è il segnale che il problema potrebbe non essere più una semplice regolazione meccanica, ma un aspetto tecnico del tiro. In particolare, strappi laterali persistenti possono essere causati da:
📌 Rilascio scorretto: un rilascio non lineare, ad esempio con deviazione laterale al momento dello sgancio, può alterare la direzione dell’asta già in fase di partenza.
📌 Eccessiva pressione facciale: se il viso preme troppo sull’asta o sulla corda, la freccia viene spinta via in modo incoerente a ogni tiro.
📌 Impugnatura errata: una presa troppo rilassata o instabile sull’arco può causare movimenti laterali involontari, con conseguenti strappi difficili da eliminare anche con il tuning.
In tutti questi casi, è importante lavorare sulla tecnica, concentrandosi su rilascio, impugnatura e contatto facciale.
Strappo obliquo
In caso di strappi obliqui (ad esempio in alto a destra, o in basso a sinistra), la procedura consigliata nei manuali di tuning compound rimane generalmente questa:
🔹 Prima si corregge la componente verticale dello strappo (quindi si sposta il rest in alto o in basso)
🔹 Poi si corregge quella orizzontale (spostando a destra o sinistra).
La componente verticale dello strappo è spesso più semplice da interpretare e meno soggetta a influenze esterne (come rilascio o pressione facciale). Inoltre, la componente verticale è più critica per il clearance dell’impennaggio: un errore in altezza può significare contatto con la lamella, che va risolto prima.
Lavorare prima sulla correzione verticale aiuta a:
✅ eliminare problemi di clearance,
✅ isolare meglio la reale direzione dello strappo orizzontale,
✅ evitare false diagnosi dovute a interferenze tra freccia e rest.
Se serve una mano
Se non sei sicuro dei passaggi, coinvolgi il tuo tecnico: osservare come legge i fori e come fa le micro‑correzioni ti aiuterà a diventare via via più autonomo.
Nota bene:
Questa è una verifica “grezza”: piccoli difetti sono accettabili. L’obiettivo è evitare problemi evidenti (verticale fuori scala, strappi laterali marcati). Dopo il lavoro su stabilizzazioni/torque e il controllo del timing, rifaremo la prova della carta finale per l’affinamento.
5. Allenamento senza pesi sulle stab
Dopo una prima verifica dell’attrezzatura, togli i pesi dalla stabilizzazione e allenati concentrandosi sulle sensazioni e sui dettagli.
Valuta l’allungo, i movimenti della bolla durante tutta la sequenza, le spinte sia della mano dell’arco sia della mano dello sgancio e, più in generale, il gesto complessivo.
L’obiettivo è scoprire la stabilità reale del tuo arco, senza «mascherare» eventuali errori posturali e tecnici attraverso l’aggiunta di peso. Allenarsi senza pesi è fondamentale per sondare la qualità della tua sequenza.
Togli completamente tutti i pesi dalle stabilizzazioni, ma lascia le stab montate per non alterare la sensazione meccanica dell’arco.
Scocca decine di frecce, non solo 5–10 tiri:
📌 osserva la velocità, la traiettoria e l’ampiezza del movimento del mirino,
📌 nota se il mirino oscilla in cerchio, su e giù o lateralmente,
📌 interpreta subito l’effetto di ogni micro‑correzione alla tua postura o alla grip.
Senza peso, i tuoi errori tecnici si vedono più facilmente:
🔹 se alzi la spalla, la bolla si sposta;
🔹 se inarchi la schiena, si sposta nella direzione opposta.
Potrai percepire in tempo reale cosa funziona (o cosa no).
Le stabilizzazioni non servono a stabilizzare la mira, ma l’arco nel momento in cui la freccia parte, quando il sistema si modifica in un istante. Servono a mantenere l’equilibrio proprio nei momenti critici.
Vantaggi di questo approccio
Senza peso: impari a capire esattamente cosa correggere.
Con peso (capitolo successivo): verifichi se l’attrezzatura migliora la stabilità vera, senza mascherare errori.
Conclusione
Allenarsi senza pesi permette una diagnosi immediata della tua sequenza: ogni oscillazione rivela un probabile errore da correggere.
Solo successivamente, l’aggiunta graduale di peso ti consente di mantenere il controllo, senza forzare e sostenendo correttamente arco e corpo.
Questo ciclo “scopri–aggiusta–testa–regola” è la base per sviluppare precisione naturale e stabilità vera, quella che serve per scoccare il tuo miglior tiro possibile e ripetibile.
6. Aggiungere pesi sulle stab
L’obiettivo è quello di sviluppare un sistema di stabilizzazione efficace e personalizzato, che migliori la stabilità dell’arco all’uscita della freccia senza compromettere la fluidità del gesto e della mira. L’obiettivo è arrivare a un bilanciamento gestibile e sostenibile, calibrato sul tuo livello tecnico e fisico.
Inizia con una configurazione leggera, per acquisire sensibilità:
🔹 2 once montate sullo stabilizzatore centrale.
Calcola il peso iniziale da applicare allo stabilizzatore laterale (posteriore) con la seguente formula:
🔹 (peso centrale × lunghezza centrale) ÷ lunghezza laterale
Esempio:
Se il centrale è lungo 30″ e porta 2 oz, e il laterale è lungo 12″:
🔹 (2 × 30) ÷ 12 = 5 once sul laterale
Allenamento e adattamento
Allena il gesto con questa configurazione, fino a sentirti completamente in controllo del peso e del comportamento dell’arco:
✅ l’ingresso in mira deve essere fluido,
✅ la gestione del galleggiamento stabile,
✅ nessuna sensazione di “cedimento” o di instabilità alla spalla o al polso.
Quando ti senti a tuo agio, aumenta il peso in modo progressivo.
Progressione controllata
🔹 Aggiungi 1 oncia sul centrale.
🔹 Ricalcola il peso laterale mantenendo lo stesso rapporto della formula.
Ripeti il ciclo:
🔹 prova la nuova configurazione,
🔹 valuta il comportamento in mira,
🔹 procedi solo quando hai recuperato la piena gestione del carico.
Punto di arresto
Continua ad aumentare i pesi finché, per restare centrato (nel giallo), non avverti la necessità di “tenere su” l’arco con un impegno muscolare evidente.
Questa sensazione è un segnale chiaro: hai superato il punto di equilibrio.
In quel caso, torna alla configurazione precedente.
Conclusione
Il bilanciamento ideale non è quello più pesante, ma quello più efficace per te.
Costruire il tuo sistema di stabilizzazione a piccoli passi ti permette di adattarti, sviluppare forza e sensibilità e trovare il punto in cui l’arco collabora con il tuo corpo, anziché contrastarlo.
7. Apertura della stabilizzazione laterale
L’obiettivo è quello di ottimizzare l’uso della stabilizzazione laterale per migliorare la gestione trasversale dell’arco, senza cercare nella configurazione dell’attrezzatura una soluzione a errori posturali o tecnici.
Stabilizzazione laterale: neutra o aperta?
Una stabilizzazione completamente neutra (cioè allineata perfettamente all’asse dell’arco) può risultare instabile nei momenti dinamici della sequenza. Se non oppone alcuna resistenza ai piccoli sbilanciamenti laterali, può favorire errori di impatto sia a destra che a sinistra.
Per questo motivo si tende ad adottare una leggera apertura della stab laterale (verso l’esterno):
✅ migliora la sensazione di equilibrio,
✅ aiuta a contrastare i piccoli cedimenti della postura senza irrigidire il gesto.
Attenzione:
Non serve esagerare. Basta un minimo angolo di apertura per ottenere l’effetto desiderato.
L’obiettivo è aumentare la stabilità, non introdurre nuove forzature.
Comportamento della bolla e postura
Se durante la sequenza noti movimenti della bolla, prima di intervenire sull’attrezzatura, verifica la tua postura.
Alcuni errori corporei possono causare squilibri evidenti:
🔹 Spalla dell’arco sollevata
→ Cambia la pressione sulla grip, l’arco si inclina
→ La bolla si sposta a sinistra (per un arciere destro)
🔹 Schiena inarcata (eccessiva estensione lombare)
→ Modifica la geometria del busto,
→ La bolla si sposta a destra (per un arciere destro)
Esercizio consigliato
Posizionati a distanza ravvicinata (3–5 m) davanti a un paglione.
📌 Tira senza mirare, concentrandoti solamente sulla tecnica e sulle sensazioni del corpo.
📌 Durante la sequenza, osserva il comportamento della bolla:
🔹 si muove?
🔹 in quale momento della sequenza?
🔹 in quale direzione?
Questo ti aiuterà a riconoscere gli errori posturali, in modo da correggerli prima di cercare soluzioni meccaniche.
Conclusione
Il tuo primo bilanciamento viene dal corpo. L’attrezzatura deve seguirti, non correggerti.
8. Offset stab centrale
L’obiettivo è valutare con consapevolezza l’uso di un offset nella configurazione della stabilizzazione, comprendendo i suoi effetti sul comportamento dell’arco e sull’equilibrio generale del sistema.
Considerazioni tecniche
Sebbene abbassi il baricentro del sistema, l’offset accorcia anche la distanza tra i pesi e il centro dell’arco. Questo significa:
📌 minor effetto leva complessivo (momento d’inerzia ridotto),
📌 possibile riduzione dell’efficacia dei pesi nel contrastare micro-movimenti.
Prova pratica
Per capire se l’uso dell’offset migliora effettivamente la tua stabilità, allena la mira con e senza offset, mantenendo gli stessi pesi e lunghezze.
Osserva:
🔹 la stabilità in mira,
🔹 la sensazione di equilibrio generale,
🔹 l’ampiezza e la velocità del galleggiamento.
Se senti che l’arco diventa più maneggevole, ma perdi la percezione di controllo, valuta se i vantaggi dell’offset giustificano la minore distanza del peso dal fulcro.
In alternativa, prova una stabilizzazione più corta, con gli stessi pesi, per capire se ottieni una sensazione simile senza dover avvicinare i pesi tramite l’offset.
Conclusione
Non esiste una configurazione “giusta” in assoluto: ciò che conta è come si comporta il sistema durante il tuo tiro.
9. Spostamento verticale della stabilizzazione laterale
L’obiettivo è quello di comprendere come il variare verticalmente l’angolo della stabilizzazione laterale possa aiutare a bilanciare meglio l’arco, migliorando stabilità e gestione della mira.
Negli archi moderni, l’impugnatura si trova al di sotto del centro geometrico del riser.
La parte superiore dell’arco tende, quindi, a generare un carico maggiore in alto.
Per compensare questa distribuzione “sbilanciata” del peso, è efficace angolare leggermente verso il basso la stabilizzazione laterale, cioè orientarla in modo che il peso sia più basso rispetto al punto di attacco.
Prova suggerita
📌 Parti dalla tua configurazione attuale, con la stabilizzazione laterale orizzontale o leggermente inclinata.
📌 Inizia ad abbassare progressivamente l’angolo, fino a percepire:
🔹 una maggiore facilità nell’entrata in mira,
🔹 un miglior controllo del galleggiamento.
Fai attenzione a non esagerare: un’inclinazione eccessiva può spostare troppo il baricentro, rendendo l’arco più instabile.
Conclusione
Angolare verso il basso la stabilizzazione laterale è coerente con la struttura fisica dell’arco moderno e può portare benefici evidenti, a patto che sia fatto con criterio.
10. Verifica torsione dell’arco – ⚠️ Solo per arcieri esperti
Il torque tuning è una procedura utile ma delicata: richiede già una buona tecnica e sensibilità. È consigliata ad arcieri esperti e da eseguire con la supervisione di un tecnico per evitare conclusioni errate.
Il torque tuning va eseguito quando il sistema di stabilizzazioni è già completo e bilanciato. In questo modo il comportamento dell’arco sotto torsione rispecchia la configurazione reale di tiro. Se le stabilizzazioni cambiano, la verifica del torque andrà ripetuta.
L’obiettivo è regolare la posizione del rest per ridurre l’effetto degli errori dovuti alla torsione dell’arco, garantendo che le frecce restino centrate anche in condizioni di stress, tiri inclinati o pressione sulla grip non perfettamente costante.
Come procedere
Posizionati a distanza reale di tiro (20–50 metri). Se è la tua prima volta, inizia a 18–20 metri per evitare di uscire dalla targa.
📌 Trova il tiro neutro: scocca una freccia “normale”, mantenendo l’arco neutro e senza torsioni. Questo sarà il tuo riferimento “zero”.
📌 Torque a destra: tira una seconda freccia, forzando la presa verso destra:
🔹 impugna l’arco leggermente decentrato,
🔹 fai pressione sulla parte destra della grip con la mano dell’arco,
🔹 prima di scoccare, riallinea diottra e visette (altrimenti il tiro sarà falsato).
📌 Torque a sinistra: ripeti il tiro, questa volta torcendo l’arco verso sinistra, sempre controllando che la mira sia centrata prima di rilasciare.
📌 Osserva i risultati. Se i tre impatti (neutro, torque dx, torque sx) sono distanti tra loro, il tuo sistema non è ancora insensibile alla torsione.
📌 Agisci sul rest muovendolo in avanti o indietro (non su/giù o lateralmente). Anche piccole regolazioni fanno una grande differenza.
Dopo ogni modifica:
🔹 ripeti i 3 tiri (neutro, torque dx, torque sx),
🔹 valuta se gli impatti laterali si sono avvicinati.
Il test è completo quando:
✅ i tiri con torsione destra e sinistra si avvicinano il più possibile al centro,
✅ restano coerenti anche in condizioni non perfette (poco grip, pressione diversa, stanchezza).
In quel momento il tuo sistema sarà più tollerante agli errori di presa sulla grip, migliorando la consistenza in gara e nelle condizioni reali (vento, pioggia, salita/discesa).
Conclusione
Il torque tuning è una procedura veloce, ma estremamente efficace.
Ti permette di costruire un setup robusto e affidabile, soprattutto utile per:
✅ chi gareggia in contesti outdoor o in condizioni variabili,
✅ chi sente spesso il mirino “scappare” nei rilasci sotto pressione.
11. Allineamento funzionale delle cam – ⚠️ Solo per arcieri esperti
Questa verifica è destinata ad arcieri con tecnica già consolidata e da eseguire sotto la supervisione del proprio tecnico. Il rischio, altrimenti, è di confondere differenze dovute al gesto con problemi di sincronismo delle cam.
Il timing di base dovrebbe essere già corretto come prerequisito iniziale. In questa fase la verifica non serve a raggiungere una sincronia perfetta delle cam, ma a ridurre le differenze di impatto alto/basso tra tiri “forti” all’arrivo a muro e tiri “morbidi”.
L’obiettivo è aumentare la tolleranza e la coerenza del sistema in condizioni reali di tiro.
Questa procedura è utile quando si notano piccoli scarti verticali nel gruppo delle frecce, pur mantenendo una buona tecnica generale.
Come procedere
📌 Per prima cosa, si prepara un bersaglio con una linea orizzontale.
📌 Si inizia tirando due frecce mantenendo una pressione forte e costante sul muro, spingendo con decisione contro il muro delle cam a piena apertura.
📌 Subito dopo si tirano altre due frecce con una pressione molto leggera a piena apertura, senza forzare il muro.
Osservando i risultati, si valuta se le frecce “forti” e quelle “morbide” colpiscono la linea orizzontale alla stessa altezza.
In un arco perfettamente in timing, non dovrebbero esserci differenze significative. Se, invece, le frecce con trazione leggera colpiscono più in alto o più in basso rispetto a quelle tirate con forza, significa che il timing è leggermente fuori fase.
La logica dell’intervento è semplice: si agisce sui cavi.
📌 Se le frecce tirate con trazione “morbida” colpiscono più in alto rispetto a quelle “forti”, sarà necessario aggiungere un giro al cavo collegato alla cam inferiore.
📌 Se, invece, colpiscono più in basso, si interverrà sul cavo della cam superiore.
Nel dubbio, si può iniziare con un giro al cavo della cam inferiore e osservare il risultato. Se l’altezza peggiora, si torna indietro e si lavora sull’altro cavo. Una sola torsione per volta è sufficiente: si prova, si tira, si valuta.
Quando il timing è ben regolato, l’arco è più tollerante e gli impatti restano stabili anche se il contatto con il muro non è sempre identico.
Conclusa la verifica del timing delle cam, procedi nuovamente con la prova della carta.
12. Prova della carta (affinamento finale) – ⚠️ Solo per arcieri esperti
Questa fase è destinata ad arcieri già esperti e seguiti dal proprio tecnico. Senza una tecnica solida, il rischio è di interpretare come problemi di messa a punto quelli che in realtà derivano dal gesto.
Dopo aver definito allungo, altezza della visette, concentricità, stabilizzazioni, torque tuning e l’allineamento funzionale delle cam, la prova della carta serve a rifinire il volo della freccia.
L’obiettivo è un’uscita della freccia pulita e ripetibile che si traduca in rosate coerenti sul bersaglio. Si lavora con calma, un solo parametro alla volta, con micro‑correzioni.
Impostazione di lavoro
📌 Usa sempre la stessa freccia di riferimento.
📌 Esegui i primi tiri a 2–3 metri (center‑shot e punto d’incocco) e poi verifica a 4–5 metri (spine dinamico).
📌 Assicurati che non ci siano contatti tra impennaggi/wrap e lamella: se necessario, una leggera spolverata di talco o un velo di spray “rilevatore” sulla freccia può aiutare a evidenziare eventuali strisciate.
Ordine delle correzioni
1) Componente verticale
Se il foro risulta “basso” (punta più alta delle impennature), abbassa leggermente il rest; se è “alto”, alzalo. Qui si muove nella stessa direzione dello strappo.
Agisci per micro‑scatti, verificando sempre con serie di 3–5 tiri prima di decidere la successiva micro‑correzione.
Se la correzione non produce cambiamento:
📌 verifica clearance su lamella/impennaggi;
📌 considera il comportamento dinamico dell’asta:
🔹 una persistenza di strappo basso può indicare asta rigida (si può valutare piccolo aumento del peso in punta o minimo incremento del libraggio);
🔹 viceversa, strappo alto può suggerire asta morbida (ridurre un poco il peso punta o il libraggio).
📌 valuta che lo strappo non sia dovuto a un problema di tecnica.
2) Componente orizzontale
Una volta centrata l’altezza, passa al piano orizzontale. Se il foro “va a destra” (punta a sinistra dei tagli delle impennature), sposta il rest a sinistra; se “va a sinistra”, spostalo a destra.
Agisci per micro‑scatti, verificando sempre con serie di 3–5 tiri prima di decidere la successiva micro‑correzione.
Se, nonostante i movimenti del rest, lo strappo laterale rimane coerentemente invariato valuta che il tutto non sia dovuto a un problema di tecnica (esempio: errori nel rilascio, pressione facciale e impugnatura incoerente).
Oltre il rest (opzionale/avanzato)
Questi interventi cambiano l’angolo con cui la corda “consegna” energia all’asta. Sono avanzati e richiedono esperienza e l’uso della pressa: lavora sempre con il tuo tecnico o con un professionista di fiducia.
1. Yoke Tuning
Valido per archi dotati di yoke system. Come funziona:
🔹 Aggiungendo o togliendo torsione su uno dei due bracci del yoke, si può inclinare leggermente la cam e correggere il percorso dell’asta.
🔹 Questo modifica l’asse di rotazione della cam e, quindi, l’angolo di uscita della corda.
2. Spinta laterale delle cam (Cam Lean tuning)
In archi con cam dotati di sistema tipo Top Hat, è possibile correggere la posizione della cam tramite: spessori (shims) o cam spacers (anelli di regolazione laterale della cam). Come funziona:
🔹 Si sposta leggermente la cam lateralmente sull’asse per correggere l’angolo di uscita della corda.
🔹 È l’equivalente meccanico del yoke tuning, ma applicabile a cam senza yoke.
Dopo qualsiasi intervento:
Controlla di nuovo sincronismi/allineamento funzionale, poi ripeti la prova della carta.
13. Controllo individuale delle frecce tramite prova della carta
In questa fase non si modifica l’arco: lavoriamo solo sulle frecce (rotazione cocca) per uniformare i risultati.
Per garantire una configurazione precisa e coerente, è consigliabile eseguire la prova della carta su ogni singola freccia del set.
Esegui il test a 4–5 m. Per ogni freccia fai 2–3 fori coerenti prima di trarre conclusioni.
Se durante il test una freccia mostra uno strappo diverso rispetto alle altre, è possibile che il problema sia dovuto a una rotazione sfavorevole dell’impennaggio rispetto all’arco o al rest.
In questo caso, ruota leggermente la cocca e ripeti il test. Segna sulla freccia e sulla cocca una posizione di partenza e annota ogni rotazione. Dopo ogni micro-rotazione, ripeti 2–3 tiri.
Questo semplice intervento può portare quella freccia “fuori dal gruppo” a generare lo stesso foro delle altre.
Conclusioni
Hai completato una verifica che mette in relazione arciere e attrezzatura: da qui in poi l’allenamento potrà contare su riferimenti stabili e su un set-up coerente con le tue caratteristiche.
Queste procedure non sono “una tantum”. È utile riprenderle in momenti-chiave:
📌 quando cambi corde/cavi, frecce o componenti del rest/stab;
📌 dopo una pausa prolungata o un aumento di carico (fisico/tecnico);
📌 se compaiono segnali spia: mira nervosa, bolla instabile, rosate che si allargano senza spiegazioni, colpi alti/bassi al variare della pressione sul muro;
📌 con il cambio di contesto (indoor/outdoor, luce, vento) che modifica le tue percezioni.
Mantieni aggiornato il registro delle modifiche: è lo strumento che ti consente di tornare indietro in modo pulito quando un intervento non funziona e di ricostruire rapidamente l’assetto in caso di imprevisti.
Se un dubbio rimane, confrontati con il tuo tecnico: un occhio esterno evita inseguimenti inutili e accelera le soluzioni.
Adesso sei pronto a iniziare il Mesociclo 1 con fiducia.
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🔎 Nota finale
Quanto proposto non ha la pretesa di essere un percorso perfetto e immodificabile.
L’obiettivo non è fornire ricette universali, ma proporre un approccio professionale: non tiro “per tirare”, non mi affido solo a indicazioni esterne, ma so cosa sto facendo e perché lo sto facendo.
Le verifiche qui descritte sono una base, pensata soprattutto per chi affronta distanze fisse come 18 o 50 metri. In discipline come H+F o 3D, dove le variabili aumentano, sarebbero necessarie ulteriori analisi che rischierebbero, però, di complicare eccessivamente il percorso.
Il senso di questa scheda è partire con il piede giusto. Sarà poi l’arciere, crescendo nella propria tecnica e consapevolezza, a percepire la necessità di ulteriori affinamenti, integrando nuove verifiche.